Perché NO, nel merito:
- NO, perché il bicameralismo rimane e anzi diviene più complicato e confusionario.
- NO, perché il Senato ha ancora il potere di votare e modificare tutte le leggi approvate dalla Camera; inoltre, non è più eletto dai cittadini, ma nominato dai partiti politici, che a loro volta sono ostaggio dei loro leader: così si passa dalla democrazia (governo del popolo) all’oligarchia (governo di pochi).
- NO, perché i sistemi di approvazione delle leggi passano da due a non si sa quanti (7? 10? 13?) perché l’articolo è talmente incomprensibile che finanche i giuristi lo interpretano in modi diversi.
- NO, perché i sindaci e i consiglieri regionali che saranno nominati senatori non potranno svolgere bene le funzioni per le quali sono stati eletti per andare a Roma a svolgere male le funzioni senatoriali e perché godranno anche dell’immunità parlamentare.
- NO, perché le Regioni sono espropriate dei loro attuali poteri e non potranno più opporsi a inceneritori, trivellazioni, gasdotti, oleodotti ed altre opere costose e spesso dannose per i propri territori, per l’ambiente, per la salute di noi cittadini.
- NO, perché diventa più difficile presentare leggi di iniziativa popolare, in quanto il numero di firme necessario è triplicato (da 50.000 a 150.000).
- NO, perché molti dei ben 47 articoli della Costituzione che vengono cambiati diventano complessi, prolissi, incomprensibili anche per gli addetti ai lavori.
- NO, perché la Costituzione, in quanto legge fondamentale dello Stato, deve essere condivisa da una larghissima maggioranza della popolazione e delle forze politiche che la rappresentano, a garanzia della democrazia e dell’equilibrio, mentre questa riforma non è condivisa nemmeno dall’attuale maggioranza di governo al completo.
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